I tre o cinque principi guida della Soka Gakkai

Come vincere nella vita

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    Vi riporto dall' ultimo numero del Nuovo Rinascimento (458 del 15 gennaio) un articolo sulle Tre guide eterne di Toda che recentemente il Pres. Ikeda ha risottolineato e ampliato con altre due, buona lettura:

    Cinque punti cardinali
    di Rita Filardi


    Mantenere vivo un grande risultato, senza tornare al punto di partenza, e al contempo tenere sempre presente che l'obiettivo fondamentale è la felicità di ciascuno, non è facile. Ecco perché Toda lasciò tre "guide" per la Soka Gakkai, attualizzate da Ikeda con altre due cinquanta anni dopo. Vediamole in dettaglio più da vicino


    Settecentocinquantamila famiglie. Quanto la popolazione di una intera città.
    Questa fu la determinazione senza precedenti che Josei Toda lanciò il 3 maggio 1951 durante la cerimonia per la sua nomina a secondo presidente della Soka Gakkai: «Voglio dichiarare apertamente ciò che penso: consacrerò la mia vita alla causa di kosen-rufu. Nel corso della mia esistenza convertirò settecentocinquantamila famiglie al Buddismo. Se alla fine della mia vita non sarò stato in grado di raggiungere lo scopo che oggi ho dichiarato davanti a voi, non celebrate il mio funerale, ma gettate semplicemente le mie ceneri nella baia di Shinagawa, avete capito?» (RU, 5, 35).
    La sorprendente dichiarazione lasciò gli ascoltatori in uno stato di sbigottimento e incredulità. Molti pensarono di non aver udito bene le parole di Toda, altri conclusero che lui intendesse dire settantacinquemila. Altri ancora presero la sua dichiarazione come un progetto utopico e irrealizzabile, considerando che i membri all'epoca erano circa tremila e che Toda aveva cinquant'anni, con una salute segnata dalle privazioni della guerra e della prigionia.
    Il giovane Daisaku Ikeda all'epoca aveva ventitré anni e aveva abbracciato il Buddismo quattro anni prima. Quando udì Toda proclamare il suo scopo capì che era iniziata una nuova fase per la sua vita, per la vita del suo maestro, per la Soka Gakkai. E lui, pronto ad accogliere la sfida senza riserve, fece propria la determinazione di Toda.
    Da quel momento Toda e Ikeda si dedicarono totalmente alla realizzazione di questa impresa con il contributo e il sostegno di tutti i membri. Fu una campagna senza precedenti. Furono anni molto difficili durante i quali la Soka Gakkai venne attaccata più volte e lo stesso Ikeda venne arrestato.
    Nel 1957 Toda si ammalò gravemente ma, senza lasciarsi intimorire, perseverò nella sua lotta. Nel dicembre dello stesso anno l'obiettivo venne abbondantemente e felicemente superato: ben 765.000 famiglie avevano aderito alla Soka Gakkai.
    Quando Toda ricevette la notizia si trovava ancora in convalescenza. Recitò Daimoku con profonda gratitudine e pregò per la felicità di tutti i compagni di fede.
    Riflettendo sulla situazione dell'organizzazione, che si era ampliata così velocemente, comprese che era necessario trovare il modo di rafforzarne le basi. Era arrivato il momento di fornire gli strumenti giusti a tutti i nuovi membri per metterli in grado di coltivare una fede solida e di mantenerla di fronte agli ostacoli e alle difficoltà che avrebbero incontrato in futuro. La fede era il punto nodale per la solidità e il futuro della Soka Gakkai e la realizzazione di kosen-rufu.
    Proprio dalle riflessioni di Toda presero forma i tre princìpi guida della Soka Gakkai:
    • Sviluppare la fede per realizzare una famiglia armoniosa;
    • Sviluppare la fede affinché ognuno diventi felice;
    • Sviluppare la fede per superare ogni ostacolo.
    Da quel momento sono trascorsi più di cinquant'anni, la Soka Gakkai si è diffusa in 192 tra aree e nazioni e questi princìpi restano punti di riferimento eternamente validi per tutti. Nel 2003 Daisaku Ikeda ne ha riconfermata l'essenza e ne ha aggiunti due:
    • Sviluppare la fede per una buona salute e una lunga vita;
    • Sviluppare la fede per la vittoria assoluta.
    Ciascuno di essi racchiude un importante obiettivo di fede, esprime lo spirito essenziale della pratica buddista e rappresenta l'espressione delle speranze e delle convinzioni di Josei Toda e di Daisaku Ikeda.

    Realizzare una famiglia armoniosa

    La famiglia: tutto inizia da qui. Sono le persone a noi più vicine e con le quali abbiamo la relazione karmica più forte. E proprio in virtù di questo legame così stretto, quando sorgono le incomprensioni la nostra sofferenza è profonda e lacerante. Rapporti irrisolti con i genitori, attriti tra coniugi, figli con temperamenti diversi dalle aspettative, delicati equilibri delle famiglie allargate. Ce n'è per tutti. Ma il momento in cui decidiamo di creare l'armonia in ambito familiare è davvero il punto di partenza della rivoluzione umana. A volte siamo portati a pensare che se tutta la nostra famiglia praticasse il Buddismo avremmo risolto la questione, ma possiamo realizzare ugualmente una famiglia armoniosa anche se siamo gli unici. Senza diventare insistenti o impazienti, ricordandoci che, finché pratichiamo con continuità e decisi a rafforzare la fede, diventeremo il faro che illuminerà tutta la famiglia trasformandola in un castello di felicità e di pace.
    Per il principio che la vita e l'ambiente sono inseparabili, ogni nostro Daimoku, illuminando la nostra vita, di riflesso illumina anche la vita dei familiari. E sempre sarà così. Il presidente Ikeda ci incoraggia dicendo: «Impegnarsi per kosen-rufu è la strada per ripagare il debito di gratitudine verso i nostri genitori e per guidare tutta la famiglia, gli amici e i nostri cari verso la felicità. Una vita dedita a kosen-rufu è una vita di bene supremo e di completa vittoria» (NR, 435, 8).
    Continuando a praticare e a dedicarci all'attività buddista la nostra vita diventerà un magnete potentissimo capace di attirare gioia di vivere, fortuna e saggezza. Tutto dipende dal nostro atteggiamento e dalla nostra fede. Attraverso il nostro cambiamento e le nostre azioni potremo dimostrare la validità dell'insegnamento buddista. E, come ci assicura il Gosho Le offerte per gli antenati defunti, i nostri antenati e i nostri discendenti otterranno l'Illuminazione: «Poiché il Venerabile Maudgalyayana ripose fede nel Sutra del Loto che è il massimo bene che esista, non solo lui, ma anche suo padre e sua madre ottennero la Buddità. E come se non bastasse, anche tutti i padri e le madri delle sette generazioni precedenti e delle sette generazioni successive, e in verità di innumerevoli vite precedenti e successive, furono in grado di ottenere la Buddità, per quanto incredibile possa sembrare. E inoltre i loro figli, le mogli, i mariti, i servi, i sostenitori e innumerevoli altre persone poterono non solo sfuggire ai tre cattivi sentieri, ma anche ottenere tutti il primo stadio della sicurezza e in seguito la Buddità, lo stadio della perfetta Illuminazione» (RSND, 1, 728).

    Perché ognuno diventi felice

    Ogni persona ha il diritto di essere felice. Qui e adesso. Istintivamente ci viene da pensare che la felicità dipenda da qualcosa o da qualcuno, oppure che saremo felici soltanto quando avremo risolto la tal questione. Il Buddismo definisce questo tipo di felicità "relativa", cioè legata a un qualcosa di esterno a noi. La vera felicità, quella definita "assoluta", non ci è concessa dagli altri, né arriva da qualche parte al di fuori di noi. È qualcosa che dobbiamo conquistarci in prima persona, con il nostro cuore.
    Il presidente Ikeda, commentando la frase del Gosho Felicità in questo mondo, (RSND, 1, 607) ci incoraggia dicendo che «non c'è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo. Il sutra afferma: "... e là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio". Potrebbe forse indicare qualcosa di diverso dalla gioia senza limiti della Legge?» e ci spiega che «il Daishonin rivelò l'insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo a tutti, senza distinzione o discriminazione. È un insegnamento universale per la felicità di tutti gli esseri umani; inoltre, l'espressione "la gioia senza limiti della Legge" è scritta in caratteri cinesi che letteralmente indicano "la gioia della Legge che si ottiene da soli". In altre parole, non aspettiamo che qualcun altro ci dia la felicità. Noi traiamo il potere per diventare felici dalla nostra stessa esistenza. Non inseguiamo immagini effimere di felicità, perché possiamo far scaturire "la più grande di tutte le gioie" dall'interno di noi stessi» (NR, 451, 6).
    Nelle lezioni tenute in Italia sul principio di kudoku (estinguere il male e far emergere il bene), Saito ci ha spiegato che felicità significa squarciare l'oscurità della vita che ci vela gli occhi e ci impedisce di vedere la realtà delle cose. Ad esempio, può accadere che nel cielo appaiano improvvisamente grandi nubi nere. E anche se non lo vediamo, il sole continua comunque a splendere. L'oscurità fondamentale è la nube nera e minacciosa che nasconde il sole della Buddità in noi stessi e negli altri. Ma grazie alla fede possiamo allontanare la nube e far splendere la Buddità, lo stato vitale in cui sentiamo che la nostra vita è un tutt'uno con l'universo. Il beneficio di lucidare la vita attraverso il Daimoku ci permette di sperimentare questo tipo di felicità, la più profonda. La quintessenza del beneficio è quindi la manifestazione di quella fragranza interna, di quella ricchezza interiore che scaturisce dalla fede, come Nichiren spiega nel Gosho I tre tipi di tesori.

    Superare ogni ostacolo

    La nostra serenità viene costantemente messa alla prova da problemi e avversità. Sappiamo bene che trovarsi ad affrontare momenti difficili è assolutamente normale. E sappiamo anche che rimandare o nascondere la testa sotto la sabbia non risolve la questione, anzi porta solo a peggiorarla. A questo proposito il presidente Ikeda ci incoraggia citando Gandhi: «L'essenza dell'uomo consiste nella lotta, la lotta ci forgia. Quindi, siate coraggiosi e continuate a lottare. Non perdetevi mai d'animo e, qualora foste [sconfitti] anche impegnandovi con tutte le forze, non lasciatevi assolutamente abbattere. Rialzatevi e riprendete a lottare. [...] Se soltanto facessimo tesoro della lezione che si può apprendere dalle avversità [...] riemergeremmo dalla sofferenza come una comunità più ricca di valori sociali, più forti nella giustezza della nostra causa» (NR, 436, 7).
    Il potere della fede trasforma le difficoltà in opportunità. Affrontandole ci mettiamo alla prova e diventiamo tenaci, forti di carattere e coraggiosi. Nel Gosho Lettera da Sado si legge: «Solo sconfiggendo un potente nemico si può dimostrare la propria vera forza» (RSND, 1, 267). Tanto più insormontabile e devastante si presenta l'ostacolo, tanta più forza possiamo trovare nella nostra vita. La convinzione e il coraggio necessari per superarlo nascono dalla fede. E grazie a essa comprendiamo che le nostre risorse sono inesauribili e che possiamo vincere sul senso di inadeguatezza, di rabbia, di paura che solitamente ci dominano nelle situazioni più ardue per noi. Invece di vacillare e di sentirci sconfitti o rassegnati, con la fede ritroviamo in noi stessi il cuore del re leone che ci rende saldi, fiduciosi e perseveranti, proprio come afferma il Gosho: «i tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà» (RSND, 1, 568). E ancora: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede» (RSND, 1, 29).
    Con tale allenamento di fede svilupperemo una sincera compassione che ci renderà alleati di chi sta soffrendo e pronti a sostenere e incoraggiare chi si trova in difficoltà. Questa è l'essenza della Soka Gakkai.

    Godere di salute e longevità

    Nel Gosho Il prolungamento della vita si legge: «La vita è il più prezioso di tutti tesori. [...] Un giorno di vita è molto più prezioso di tutti i tesori del sistema maggiore di mondi, quindi prima di tutto, devi dimostrare la volontà [di guarire]. [...] Inoltre hai incontrato il Sutra del Loto. Se vivi anche un giorno di più, puoi accumulare una fortuna ancora più grande. Quant'è preziosa la vita!» (RSND, 1, 848). Con queste parole il Daishonin incoraggia una seguace che sta combattendo contro la malattia, esortandola ad approfondire la sua fede e a sviluppare gratitudine e apprezzamento per la vita. E questo forte incoraggiamento di Nichiren è sempre valido anche per ognuno di noi, ogni volta che ci troviamo ad affrontare una malattia.
    Quando ci ammaliamo la forza negativa del demone si insidia nella vita, ci domina e ci fa paura. Proprio nel momento in cui ci sentiamo più fragili, raccogliamo il potere della fede e decidiamo di vincere a tutti i costi con la convinzione che «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?».
    Il ruggito della nostra preghiera vincerà sull'oscurità e farà scaturire la forza rigeneratrice dell'universo.
    Afferma il presidente Ikeda: «La malattia ha un profondo significato. È una prova per la vostra fede. Come tale, dovreste essere certi che gli dèi celesti vi proteggeranno. Risvegliate in voi una fede coraggiosa, recitate con la ferma determinazione di vincere e trionfate con risolutezza sui demoni della malattia. Qualunque cosa accada, il Daishonin veglia su di voi. Vi prego di esserne certi» (NR, 436, 9).
    Il potere della fede nella Legge mistica arricchisce la nostra esistenza di energia vitale e di uno spirito giovane e combattivo a qualsiasi età. Nutrire e coltivare un sincero apprezzamento per ogni singolo giorno di vita è il miglior modo per mantenersi in salute e per creare valore manifestando una condizione di gioia profonda.

    Vincere nella vita

    «Il Buddismo di Nichiren Daishonin è una filosofia per la vittoria che permette di sconfiggere le nostre debolezze, di vincere nella vita personale e trionfare sul male e sulle ingiustizie, percorrendo così il sentiero della felicità e della verità. Quando diamo inizio a una lotta, dovremmo essere fermamente decisi a vincerla. Soka significa non essere mai sconfitti» (NR, 438, 5).
    L'incoraggiamento del presidente Ikeda non lascia spazio a dubbi: essere vincitori è l'anima stessa del Buddismo.
    Eppure, a volte, per un motivo o per un altro ci sentiamo arresi e ci sembra impossibile riuscirci. Approfondire la fede è il modo più diretto per allenarsi a vincere, cambiando la direzione del cuore: «Mi affiderò al Gohonzon e ce la farò!», mettendosi alla prova in tutto quello che facciamo, desiderando di ottenere il massimo risultato e la massima soddisfazione per poter dire: «Ben fatto, su questo ho proprio vinto!».
    Ogni volta che perdiamo la speranza o non vediamo soluzione, ricordiamoci che tutto dipende dalla forza della nostra fede, da quell'attimo in cui decidiamo: «Ce la posso fare» e in cui crediamo con convinzione nell'infinito potere del Gohonzon. Allora riusciremo ad affrontare quel versante oscuro della vita che conosciamo bene e si chiama paura, dubbio, sfiducia, inadeguatezza o rassegnazione.
    «Nichiren Daishonin dice: "La legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta" (RSND, 1, 741). È inutile abbracciare i grandi insegnamenti del Buddismo di Nichiren Daishonin se poi permettiamo a noi stessi di farci sconfiggere e cadiamo nell'infelicità. D'altra parte, se pratichiamo correttamente gli insegnamenti del Daishonin, possiamo far emergere il potere supremo della Legge mistica che pervade le tre esistenze di passato, presente e futuro. Dobbiamo sfidarci e vincere: questo è il punto di partenza del Buddismo e il suo obiettivo finale» (NR, 441, 3).

     
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  2. nanjo
     
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    Confutazione alla Soka Gakkai e alle sette nichireniste fondate dai cinque preti anziani, comprese le sette derivate da queste.

    Vedi qui:
    http://confutazione-alla-sokagakkai-ed-alt...mcommunity.net/
     
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1 replies since 24/1/2011, 12:21   18087 views
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